«La volontà dei giornalisti abruzzesi di contribuire alla rinascita dell’Aquila cozza con una evidente militarizzazione della città, che se è comprensibile per alcune aree del centro storico diventa invece assurda per molte altre zone, come quella del Consiglio regionale, dove invece i cittadini dovrebbero avere libero accesso». E’ quanto afferma il segretario dell’Ordine dei giornalisti d’Abruzzo, Sergio D’Agostino, secondo il quale «questa mattina si è arrivati all’assurdo di impedire perfino al presidente dell’Ordine abruzzese, Stefano Pallotta, di seguire le operazione di installazione, all’interno del perimetro di palazzo dell’Emiciclo, del conteiner con l’ufficio provvisorio del Consiglio dell’Ordine». «Quell’ufficio, che svolge funzioni pubbliche – prosegue – rappresenta un presidio per tutti i giornalisti abruzzesi ed italiani, che dal 6 aprile lavorano all’Aquila per consentire alla pubblica opinione di tenere costantemente i fari accesi sulla tragedia del capoluogo. La sua riapertura, che dovrebbe essere salutata come un contributo alla normalizzazione della vita cittadina, viene invece ostacolata di fatto con una incomprensibile militarizzare dell’area, che è poi quella della principale istituzione elettiva abruzzese. Farlo, vuol dire impedire ancora la ripresa di un’attività che tra le tante ha un evidente valore simbolico: come potranno mai entrare all’Aquila i giornalisti abruzzesi, se neppure il presidente dell’Ordine è in grado di varcare ceck-point degni più di una località mediorientale che di una città in cui tutti gli abruzzesi vogliono tornare a vivere e operare normalmente?». Il segretario dell’Ordine dei giornalisti d’Abruzzo rivolge un appello al Capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, al presidente del Consiglio regionale Nazario Pagano, al sindaco dell’Aquila Massimo Cialente e al presidente della Provincia, Stefania Pezzopane, affinchè siano trovate le soluzioni più idonee a favorire la libera circolazione dei giornalisti attorno al palazzo dell’Emiciclo: «Non vorremmo altrimenti dover pensare – conclude – che invece l’obbiettivo reale, come pure denunciato nei giorni scorsi anche dal servizio pubblico radio televisivo, sia quello di avere nell’area aquilana giornalisti embedded, cioè sotto stretto controllo, arrivando perfino a limitare l’attività dei loro organismi rappresentativi».
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