
In relazione all’articolo pubblicato oggi su “Il Centro” dal titolo “Ordine: processate il Centro”, l’Ordine nazionale e l’Ordine dei giornalisti abruzzesi precisano che nessuno ha mai pensato di “processare” il quotidiano. Nessuno si è mai fatto o si farà mai braccio operativo di poteri più o meno occulti che intendano minare l’autonomia del giornale, delegittimare la sua proprietà o la direzione. Molto più semplicemente è normale che gli organismi di categoria cui apparteniamo – in questo caso il Consiglio di disciplina dell’Ordine dei giornalisti d’Abruzzo – svolgano con scrupolo il proprio lavoro, che discende da previsioni di legge e non da capricci soggettivi.
Nel caso in questione – la pubblicazione della foto del cadavere di Italo D’Elisa sulla prima pagina de “Il Centro” del 3 febbraio scorso – il presidente del Consiglio di Disciplina dell’Ordine dei giornalisti abruzzesi, Sergio D’Agostino, si è limitato a segnalare ai colleghi del Lazio, Ordine professionale cui è iscritto il direttore Primo Di Nicola, una situazione oggettiva rappresentata dalla pubblicazione della foto, indicandola cautelativamente quale “segnalazione eventuale violazione deontologica”, laddove la cautela espressa nell’aggettivo “eventuale” è anche la sostanza.
Nessun falso è stato operato nella trasmissione dell’immagine che poteva prestarsi a diverse interpretazioni a seconda della lettura di alcuni particolari come dimostra la decisione del CTD del Lazio che, dalla sua pubblicazione, non ne ha tratto elementi di rilievo disciplinare. Appare, pertanto, assolutamente fuor di luogo la reazione del direttore de “Il Centro” che, dal legittimo convincimento dei giudici naturali, ha colto l’ occasione per fantasticare su complotti inesistenti.
Di Nicola dovrebbe essere consapevole che, su casi analoghi, giudici disciplinari di altre regioni, hanno espresso, anche di recente, pareri diversi e con con loro pure il Consiglio di Disciplina nazionale. Dunque, anche i giudici possono avere punti vista differenti, ma si tratta di normale dialettica di un procedimento che offre ai giornalisti tutti gli strumenti di garanzia per difendersi nel merito dagli addebiti loro mossi.