Il CNOG, Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, riunito a Positano, ha approvato oggi all’unanimità la proposta di riforma dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti. Il documento è il risultato di un’ampia e approfondita discussione, passata attraverso l’esame della Commissione Giuridica, dei presidenti degli Ordini regionali e dei consiglieri nazionali. Si tratta di una riforma profondamente innovativa, basata su tre punti cardine che modificano, rivoluzionandola, la legge istitutiva dell’Ordine risalente a 45 anni fa. I punti di forte innovazione riguardano l’accesso alla professione, lo snellimento del Consiglio Nazionale realizzato attraverso la sostanziale riduzione del numero dei consiglieri, l’importante modifica della composizione e delle procedure degli organi chiamati a giudicare sulle violazioni al codice deontologico. Fatti salvi i principi generali stabiliti dalle legge del 1963, e cioè il diritto all’informazione e i doveri del giornalista, tra cui il rispetto della verità sostanziale dei fatti, la proposta stabilisce una nuova forma di accesso alla professione: quella del percorso universitario. Non si diventerà più giornalisti per scelta di un editore bensì – come avviene nelle altre professioni – attraverso un predeterminato iter di studi e formazione. Il secondo cardine della bozza di riforma riguarda la decisione di diminuire sensibilmente la dimensione del CNOG, che attualmente è pletorica e rende il lavoro del massimo organo rappresentativo della categoria elefantiaco e costoso. In tempi in cui l’imperativo è riformare, l’Ordine ha deciso di applicare un principio di rigore e autoregolamentazione nel rispetto dei colleghi e dei cittadini. Infine il terzo punto cardine: è prevista l’istituzione di una Commissione Deontologica ristretta e delegata a decidere, in via definitiva, i ricorsi che riguardano le sanzioni disciplinari meno gravi, avvertimento e censura. La sospensione e la radiazione rimarranno invece di competenza del CNOG. Tutto ciò contribuirà in modo determinante allo snellimento, razionalizzazione e velocizzazione del lavoro del Consiglio stesso, che avrà più tempo ed energie da dedicare alle necessità e ai problemi della categoria. Infine, il Giurì e le norme transitorie: il Giurì quale organo terzo per garantire la correttezza dell’informazione (quindi a tutela del cittadino); le norme transitorie che consentiranno il passaggio, in un arco di cinque anni, dall’attuale alla nuova normativa. L’Ordine dei Giornalisti ha tracciato un percorso di riforma, dimostrando di avere la volontà e la capacità di rinnovarsi e adeguarsi ai tempi e alle mutate condizioni della professione. Ora spetterà al Parlamento fare propria l’esigenza di cambiamento, trasformandola in legge. (da www.odg.it)
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