DIFFAMAZIONE: ARCHIVIATO PROCEDIMENTO CONTRO PATRICELLI, SODDISFAZIONE ODG

“Altro che diffamazione: l’inchiesta sulla contravvenzione fantasma all’auto personale del questore di Pescara Paolo Passamonti (vettura multata, rimossa col carrattrezzi e poi riconsegnata brevi manu al proprietario senza alcuna procedura di annullamento o giustificazione) è stata un legittimo ed equilibrato esercizio del diritto di cronaca e di critica”. Lo afferma il Presidente dell’Ordine dei giornalisti d’Abruzzo, Stefano Pallotta, che esprime soddisfazione per l’archiviazione. Quanto riportato in una serie di articoli sul Tempo tra marzo e aprile 2014, infatti, era pura verità. A Marco Patricelli, caposervizio della redazione di Pescara querelato dal questore Passamonti, stando al pm della Procura di Roma dott. Nicola Maiorano «non può formularsi alcun addebito avendo riferito fatti sostanzialmente rispondenti al vero. Nei confronti di soggetti istituzionali e, in particolare, di atti o condotte degli stessi la critica, sia pur aspra, è sempre ammessa soprattutto se connessa a presupposti veri». E la Gip dr.ssa Pavone, accogliendo in toto la richiesta di archiviazione, ha ribadito che «Nel caso in esame può sostenersi che il redattore dell’articolo abbia inteso narrare solo fatti di cronaca giudiziaria emersi nell’ambito di indagini svolte ai CC; ritiene questo giudice che nell’espressione di tali giudizi critici l’articolista non abbia superato il limite della continenza (poiché non ha inteso aggredire l’altrui reputazione), e abbia comunque scritto di un oggetto di rilevanza sociale. Non può dubitarsi infatti dell’interesse per i cittadini di conoscere di indagini giudiziarie della specie di quella in esame; le espressioni utilizzate nell’articolo costituiscono quindi legittimo esercizio del diritto di critica/cronaca» (proc. 15/9978).
Querela archiviata, dunque, secondo verità e giustizia. Ma sempre il pm non ha mancato di sottolineare che, « A prescindere dalle conclusioni tratte dalla Procura della Repubblica di Pescara», le «puntuali e articolate indagini (…) hanno messo in luce condotte quantomeno “opache” da parte di alcuni soggetti istituzionali coinvolti nella vicenda che giornalisticamente (ed efficacemente) è stata ribattezzata “contravvenzione fantasma”».
«Ho semplicemente esercitato il diritto-dovere deontologico di informare, scrivendo di un fatto vero e documentato in tutti i suoi passaggi – commenta Patricelli – . Anche il questore ha esercitato un diritto, sentendosi diffamato; contrariamente alla mia inchiesta, però, quel che sosteneva lui era infondato in fatto e in diritto. Ho già dato mandato ai miei legali di valutare gli estremi della querela temeraria e di agire per il risarcimento del danno, considerando che l’iscrizione sul registro degli indagati mi ha cagionato una grave ricaduta negativa tanto sull’attività professionale giornalistica quanto su quella accademica di storico, con pubblicazioni rilevanti in Italia e all’estero. Sono certo che la Procura di Pescara, attentissima a ogni sfumatura, (evocò persino un Regio Decreto del 1904), saprà ben valutare i fatti, con equilibrio e serenità. Spero che quanto a me accaduto serva ai colleghi più giovani e meno tutelati a non perdere mai di vista l’essenza del giornalismo: raccontare il vero senza timori reverenziali, soprattutto di fronte a quelle “condotte opache” evocate dal pm di Roma che vanno appunto messe in luce».

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