Conferenza stampa Gentiloni: l'intervento del Presidente Cnog Enzo Iacopino

Di seguito pubblichiamo l’intervento del Presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti Enzo Iacopino alla conferenza stampa di fine anno del Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni che si è svolta questa mattina.
 
La ringrazio Signor Presidente per aver accolto l’invito per questa conferenza stampa, organizzata dall’Ordine dei giornalisti assieme alla Associazione della stampa parlamentare, qui rappresentata dal suo presidente Sergio Amici.
Tradizionalmente questa è la sede per fare anche un bilancio dell’attività del governo. Mi rendo conto che nel Suo caso sarà certo molto interessante provare a capire come immagina di agire per far fronte alle mille emergenze che il Paese attraversa.
Sono certo non mancheranno da parte dei colleghi domande su sicurezza e situazione economica e sociale in particolare.
Mi permetta di porre io l’accento su alcun aspetti che riguardano non solo la nostra professione, ma i diritti dei cittadini ad avere una informazione  libera e plurale.
Ringrazio governo e Parlamento per aver messo a punto delle norme sul finanziamento all’editoria. Aspettiamo i relativi decreti attuativi, compresi, con ansia personalmente liberatoria, quelli che riguardano la vita dell’Ordine dei giornalisti. Decreti nei quali continuo a confidare vengano previste norme che non si limitino ad assegnare agli editori delle somme, ma che garantiscano che le stesse vengano utilizzate per retribuire chi lavora nel rispetto di quanto prevede l’articolo 36 della Costituzione.
Attualmente non è così e le misure ipotizzate in un altro provvedimento sono state censurate dallo stesso Consiglio di Stato, su ricorso dell’Ordine dei giornalisti, perché di fatto aumentavano il potere degli editori, a scapito del giornalisti, e violavano, appunto, la stessa Costituzione della Repubblica.
Da ultimo è intervenuta qualche sorprendente decisione della magistratura che ci inquieta perché sembra legittimare l’idea che si può essere sfruttati, come troppo spesso avviene, senza neanche poter coltivare la speranza di aver riconosciuto un diritto violato. Quasi 12.000 articoli in 11 anni e 7 mesi pare non valgano un rapporto di lavoro pieno. E’ l’Italia dalla mille sorprese,
Se lei lo vorrà, signor Presidente, sono in grado di fornirle copia di contratti che i colleghi sono di fatto costretti a firmare. La vita di un anno, il lavoro di un anno, vale per qualche gruppo editoriale la somma di 4.920 euro, tasse, spese, oneri previdenziali, abstract per l’on line, foto compresi. Non voglio usare parole forti, per definire nuovamente tutto questo. Registro che il solo a denunciare tutto questo è l’Ordine dei giornalisti. Mi faccio forza e mi limito a dire che si tratta di una vergogna davanti alla quale lo Stato non può più limitarsi a non reagire e tanto meno mettere mani alle risorse elargendo finanziamenti senza condizioni che tutelino davvero i giornalisti. Otto giornalisti autonomi su 10, rivela un recente rapporto elaborato dal collega Pino Rea, percepiscono redditi inferiori a 10.000 euro. E’ una vergogna. Un vera vergogna.
Penso a tanti, di mille età. A tanti ai quali voglio da qui rendere omaggio non solo con questo distintivo appuntato sulla giacca che mi fa piacere lei abbia notato poco fa. Ma ricordandone uno, un maestro, Riccardo Orioles. Paga la sua dignità e il suo impegno antimafia, cominciato accanto a Pippo Fava con I Siciliani vivendo in silenzio mille difficoltà. Sarebbe bello, signor Presidente, se lo Stato gli dicesse grazie per quello che è e per quanto ha fatto, concedendogli i benefici della legge Bacchelli. Riccardo ha reso onore non solo al giornalismo, ma a questo nostro tormentato Paese.
Un altro problema che, sinteticamente, desidero sottoporle è la nuova legge sulla diffamazione. Giace in quarta lettura dal 23 giugno 2015 in Senato. Molte parole in questi 18 mesi. Tanti show in manifestazioni pubbliche mentre i colleghi continuano a restare per anni sotto la minaccia del ricatto di risarcimenti milionari. Valgono davvero a poco le dichiarazioni di solidarietà, da chiunque rese. Ora ci sono segni di risveglio, e di ciò siamo grati. Ma ho la sensazione che non sia ben valutato l’effetto intimidatorio delle querele per diffamazione perché non si riesce a codificare come sanzionare adeguatamente chi le usa strumentalmente per limitare i diritti non dei giornalisti, ma dei cittadini.
Sono centinaia i colleghi che subiscono minacce di vario tipo e non sono pochi, signor Presidente, quelli che per servire la verità sono costretti a vivere sotto scorta, accettando limitazioni della loro libertà personale e professionale e imponendo tutto questo alle loro famiglie, ai loro figli.
Noi saremo sempre accanto ai colleghi in tutti i processi contro chi li minaccia, tentando vanamente di intimidirli. Lo siamo stati a Bologna, accanto a Giovanni Tizian; a Ragusa, accanto a Paolo Borrometi e lo saremo il 25 gennaio a Roma, accanto a Federica Angeli.
La nostra non è una scelta “politica”, ma un bisogno morale che tanto più avverte chi con passione fa questa professione, onorando il dovere di verità nei confronti dei cittadini tenendo la schiena dritta.
Ci piacerebbe, signor Presidente, avere il conforto di un intervento del governo nell’azione che l’Ordine ha intrapreso e continuerà senza esitazioni.
Grazie per quanto vorrà dire e per quanto riuscirà a fare per garantire, assicurando dignità ai giornalisti, i diritti dei cittadini.

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